All’epoca le chiamavano Grandi Dimissioni, come se fosse un fenomeno di migrazione di massa. Grandi, enormi, incredibili, ineccepibili. Strano ma vero, i giornalisti si erano lasciati prendere la mano, annunciando l’estinzione delle grandi imprese. E invece sono sopravvissute, pensa te. Ma sotto i quintali di fuffa stampata, ecco una perla di verità: oggi i famigerati “lavoratori in fuga” non emigrano per carriera, ma per motivi umanissimi: carichi di lavoro insostenibili, zero flessibilità sugli orari, ambienti tossici, burnout

 

Muore la risorsa, nasce l’uomo

Insomma, ci voleva un’isteria collettiva per scoprire qualcosa di lapalissiano. Udite udite: lavoratori e lavoratrici sono esseri umani. Per carità, meglio tardi che mai ma eccoci al giro di boa: scoperto l’uomo, muore la risorsa. Goodbye robot, welcome human. Con buona pace di Asimov, scopriamo finalmente che non siamo semplici automi programmati per un fine, lavorare, ma tanti piccoli universi di idee, desideri, passioni e fragilità. Possiamo innamorarci, possiamo romperci. In due parole, siamo persone. 

 

Muore il job searching, nasce il job matching

Domanda semplice, risposta complessa: come si assume una persona? Una risorsa si incastra nell’azienda come un ingranaggio nell’orologio, ma una persona? Ecco perché il job searching ha ceduto il passo al job matching. Persone che incontrano persone: il colloquio non è un incastro, ma un appuntamento; il recruiting non cerca talenti, ma intese. E se ci piacciamo? It’s a match! D’altronde è proprio il caso di dirlo: non abbiamo mai cercato robot, né tantomeno pupazzi.

 

Dalla meccanica alla chimica

Oggi il recruiting è sempre meno una questione di meccanica e sempre più di chimica – o meglio, di dating. Incontriamoci, scopriamo se ci piacciamo e chissà, poi passeremo alle cose formali. Sarà un sodalizio senza fine? Vista la legge sulle pensioni… Sarà amore eterno finché dura? Sarebbe contento Verdone. Chi lo può sapere? Ai robot si comanda, ma al cuore no di certo.