La grande festa del marketing partecipativo

Feb 6, 2023

Chiamare più gente possibile, far divertire chi partecipa, conoscere persone nuove, diffondere il verbo. La comunicazione di brand (e non solo) è, sempre più, tesa a coinvolgere gli utenti nel flusso creativo. Una grande festa dove tutti sono chiamati a partecipare. Basta presentarsi all’ingresso.  

 

COINVOLGIMENTO

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Sostantivo Maschile

L’atto di coinvolgere o farsi coinvolgere in un’iniziativa o in un progetto. Rendere partecipe, interessare, entusiasmare.

 

Come ogni party che si rispetti, il successo è dato dal numero di invitati presenti. E così, le aziende coinvolgono influencer e celeb per attirare più persone, che diventano follower e poi community, opportunamente coccolate per essere studiate, e fatte sentire a casa, per l’enorme importanza che in marketing esercita la parola fiducia.

 

Fidati, la casa è accogliente e la festa divertente. Dimentica il gioca jouer – anche se il trash, proprio come il vintage, torna in modo ciclico e tira sempre – ed entra nel fantastico mondo dell’engagement. Quiz, sondaggi, domande aperte perché siamo interessati alla tua opinione, preferisci un commento? Nessun problema, ci penserà il community manager, l’importante è interagire.  Perché interagire, lo spiega la parola, è “comportarsi in modo da provocare e subire reciprocamente una serie di azioni e reazioni”, e tutti, oggi, vogliono reagire, essere o sentirsi soggetti attivi, anche a casa di un brand. Dire la loro, esporsi, raccontare, vivere esperienze, essere tirati dentro, o tirati su (a seconda), trovare nuovi modi per passare il tempo, intrattenersi con un po’ di sano, ludico e spesso fine a se stesso fancazzismo. Ma ‘sti cazzi.

 

Bene, ora torniamo educati e facciamo un esempio.

 

Il FantaSanremo: un trionfo del coinvolgimento. Mamma Rai (forse più la figlia) ha colto il microfono al balzo per svecchiare un festival che non attirava più neanche i boomer più accaniti. Ebbene sì, con un colpo di coda social oriented, l’emittente pubblica è stata capace di richiamare a sé utenti giovanissimi che fino all’anno prima si sarebbero tagliati un dito piuttosto che vedere il Festival della canzone italiana. Ed è bastato un gioco interattivo a cambiare prospettiva e a far affezionare anche i più restii. Quella bella fetta di fancazzismo condiviso e perciò accettato – anche perché il F.O.M.O. è sempre dietro l’angolo – che serve gustare, perché serio non deve significare necessariamente serioso.

 

Allora ecco, da quello che qualcuno chiamerebbe declino sociale, uno spunto positivo per noi donne, uomini e identità non binarie del mondo comunicazione: pensiamo fuori da quel box, perché anche i brand più sommersi dalla naftalina, se correttamente accompagnati, possono aprirsi a strategie non convenzionali e progetti che fanno della partecipazione la loro arma vincente. Perché una festa fatta bene è sempre piena zeppa di persone.