Chiamare più gente possibile, far divertire chi partecipa, conoscere persone nuove, diffondere il verbo. La comunicazione di brand (e non solo) è, sempre più, tesa a coinvolgere gli utenti nel flusso creativo. Una grande festa dove tutti sono chiamati a partecipare. Basta presentarsi all’ingresso.  

 

COINVOLGIMENTO

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Sostantivo Maschile

L’atto di coinvolgere o farsi coinvolgere in un’iniziativa o in un progetto. Rendere partecipe, interessare, entusiasmare.

 

Come ogni party che si rispetti, il successo è dato dal numero di invitati presenti. E così, le aziende coinvolgono influencer e celeb per attirare più persone, che diventano follower e poi community, opportunamente coccolate per essere studiate, e fatte sentire a casa, per l’enorme importanza che in marketing esercita la parola fiducia.

 

Fidati, la casa è accogliente e la festa divertente. Dimentica il gioca jouer – anche se il trash, proprio come il vintage, torna in modo ciclico e tira sempre – ed entra nel fantastico mondo dell’engagement. Quiz, sondaggi, domande aperte perché siamo interessati alla tua opinione, preferisci un commento? Nessun problema, ci penserà il community manager, l’importante è interagire.  Perché interagire, lo spiega la parola, è “comportarsi in modo da provocare e subire reciprocamente una serie di azioni e reazioni”, e tutti, oggi, vogliono reagire, essere o sentirsi soggetti attivi, anche a casa di un brand. Dire la loro, esporsi, raccontare, vivere esperienze, essere tirati dentro, o tirati su (a seconda), trovare nuovi modi per passare il tempo, intrattenersi con un po’ di sano, ludico e spesso fine a se stesso fancazzismo. Ma ‘sti cazzi.

 

Bene, ora torniamo educati e facciamo un esempio.

 

Il FantaSanremo: un trionfo del coinvolgimento. Mamma Rai (forse più la figlia) ha colto il microfono al balzo per svecchiare un festival che non attirava più neanche i boomer più accaniti. Ebbene sì, con un colpo di coda social oriented, l’emittente pubblica è stata capace di richiamare a sé utenti giovanissimi che fino all’anno prima si sarebbero tagliati un dito piuttosto che vedere il Festival della canzone italiana. Ed è bastato un gioco interattivo a cambiare prospettiva e a far affezionare anche i più restii. Quella bella fetta di fancazzismo condiviso e perciò accettato – anche perché il F.O.M.O. è sempre dietro l’angolo – che serve gustare, perché serio non deve significare necessariamente serioso.

 

Allora ecco, da quello che qualcuno chiamerebbe declino sociale, uno spunto positivo per noi donne, uomini e identità non binarie del mondo comunicazione: pensiamo fuori da quel box, perché anche i brand più sommersi dalla naftalina, se correttamente accompagnati, possono aprirsi a strategie non convenzionali e progetti che fanno della partecipazione la loro arma vincente. Perché una festa fatta bene è sempre piena zeppa di persone.