Un acronimo e sole due sillabe per definire una sensazione molto più grande e molto più diffusa di quello che si possa pensare: il Fear of Missing Out, o FOMO per gli amici. Cos’è, in breve: è la paura di essere tagliati fuori, di perdersi qualcosa di importante e, perciò, essere considerati non all’altezza. 

all’altezza

loc.agg.inv. 

  1. che è pari a qcn., allo stesso livello: si è mostrato all’altezza del suo maestro | che è in grado di affrontare qcs.: essere, sentirsi, credersi all’altezza del proprio compito.

– 

Ma la FOMO non è soltanto una sensazione personale – si sa, quando una fragilità diventa mediatica, la massa diventa immediatamente ipocondriaca e il dottor Google ne alimenta l’autodiagnosi – è anche una potente arma di marketing. Perché i brand, da che mondo è mondo, sanno riconoscere il nostro bisogno di essere al passo con i tempi, di appartenere a un gruppo, in sostanza il tentativo di sentirci tutti un po’ meno soli.

 

L’abbiamo chiamato in tanti modi, in questi anni, coniando gli inglesismi più disparati:

  1. scarcity marketing, la minacciosa paura che un bene o servizio possa terminare, quella irresistibile pressione di acquistarlo prima che succeda. Vedi la linea di abbigliamenti lanciata da Lidl, tanto per citarne una;
  2. social proof, con gente felice di aver acquistato un bene o un servizio e la scia di chi insegue questa promessa di felicità.

 

Diverse epoche, diversi canali, diversi neologismi ma un solo diktat: carpe diem.

Oggi la nostra “carpa” nuota nella rete, immersa nella corrente e in preda alla continua necessità di avere lo smartphone tra le mani (pinne non ci piaceva), il passepartout sottoforma di passaporta che ci permette di essere sempre connessi con follower, amici, ex per far parte delle loro attività e non essere mai tagliati fuori.

 

Il bisogno di relazioni è diventato un obbligo di relazionarsi, di comunicare, di uscire per mostrare che siamo usciti. E allora vai con dirette Meta, TikTok, Twitch. Ogni momento, ogni passione, ogni scelta è fatta per essere raccontata agli altri. 

E non vale solo per le relazioni: esce una news che diventa trend topic e noi non l’abbiamo commentata (o almeno condivisa, per chi non si espone con opinioni nemmeno da dietro lo schermo) prima che diventi virale? Tragedia greca, siamo out, fuori dal mondo. 

Anzi parliamo di te, perché l’occhio di Orwell ci guarda sempre: non hai condiviso il tuo wrapped di Spotify? Ma dove vivi. Lo hai condiviso dopo 48 ore? AAA tempi comici cercasi. Non sai cos’è Wrapped? Fine, una causa persa.

E vale anche per i prodotti, ovviamente.

Ci prendiamo allora una piccola libertà poetica, quella di liberare le parole e dare un nuovo significato all’acronimo FOMO:

Finalmente

Ozio

Mentre

Ozio

Sì perché abbiamo perso la capacità di godere della noia e anche quando siamo sdraiati facciamo qualcosa, scrolliamo perlopiù, impedendoci di ascoltarci. Ma la noia serve, è una componente fondamentale di ogni relazione, anche di quella esistenziale con il pensiero creativo (così, per parlare alle agenzie…).

 

E allora più newFOMO per tutti, perché anche se vi perdete qualcosa beh, non vi sarete persi voi stessi.