Almeno una volta nella vita ci hanno detto che “il tempo è denaro”. Ce lo ha strillato il capo, ce lo ha ripetuto il collega più competitivo del team e qualche volta anche i nostri genitori hanno rincarato la dose.
Sono i fanatici del lavoro, quelli che portano il lavoro oltre il limite del buon senso: non tollerano di vedere gente che non fa nulla o che, banalmente, si gode un momento di ozio. Ma siamo davvero convinti che ci sia tutto questo male nella noia?
noia
/nò·ia/
sostantivo femminile
- Senso o motivo di malessere interiore, connesso a una prolungata condizione di uniformità e monotonia e talvolta associato a impazienza, irritazione, disgusto (la n. dell’attesa ; ripetere fino alla n. ; venire a n. ; avere a n.), o di avvilimento psicologico derivante da mancanza di interessi o da passiva indifferenza nei confronti della vita.
Lunga vita alla Treccani, per carità, ma noi ci permettiamo di aggiungere una seconda voce a questa definizione. Sì, perché esiste un altro tipo di noia: quella sana. C’è sicuramente una noia cattiva, ma poi ce n’è un’altra positiva, stimolante, persino necessaria.
D’accordo, ma non ce la siamo inventata noi, visto che già i romani ne parlavano. Loro la chiamavano otium: l’ozio del dolce far niente, il momento per dedicarsi a se stessi e ai propri pensieri. Non a caso, il lavoro era negotium, cioè assenza di ozio, della noia libera e leggera. Solo che i romani sapevano alternare otium a negotium, mentre oggi la bilancia è collassata. Ora che il mondo è governato dal negotium, annoiarsi è diventato un tabù. Non stai facendo niente, stai perdendo tempo, stai sprecando la tua vita.
Eppure la noia serve.
Che cosa fa la noia?
Beh, anzitutto la noia è un momento di estrema intimità, perché ci mette soli davanti a noi stessi. Solo annoiandoci possiamo staccare dagli stimoli esterni, dalla frenesia di un mondo che ci contatta e contamina di continuo, obbligandoci a essere sempre reperibili – non dimentichiamoci che siamo la società della FOMO. L’energia che ogni secondo investiamo verso l’esterno, finalmente ritorna a noi stessi.
Ed è qui che nascono le idee migliori, quando non siamo troppo presi dal lavoro (soprattutto quello che ci porta al burnout). Pensaci: ti è mai successo di avere l’illuminazione del secolo in piena notte, al limite delle energie, quando stai facendo le ore piccole per presentare il progetto al cliente? No, affatto. L’idea stravagante ci viene nei momenti di noia, quando stiamo pensando ad altro, distratti e beatamente sovrappensiero.
La creatività si nutre di noia, di libertà, di spazio.
Quindi dobbiamo annoiarci tutto il tempo?
Come esiste un eccesso di lavoro, c’è anche un eccesso di noia. Mica ci vogliamo ritirare in cima alla montagna (per ora), come facevano i saggi antichi per meditare su loro stessi. Ma è proprio dagli antichi che ci piacerebbe ritrovare una cosa che, ormai, abbiamo totalmente dimenticato: l’equilibrio fra otium e negotium, fra il fare e il non fare.
E quindi sì, scusaci Califano se per noi ‘sta noia è benedetta. Perché il tempo sarà anche denaro, ma la cosa più preziosa, ancora oggi, restano le idee.