Una parola con tanti significati – la Treccani ce ne presenta ben sette, ma solo uno è quello che interessa a noi: Generazione intesa come gruppo di individui nati nella stessa fascia temporale, lunga circa dieci-quindici anni.

Evitiamo di partire dal Paleolitico e dalle popolazioni nomadi e ci atteniamo alla definizione riportata sul più celebre dei dizionari, prendendo (in chiave nostalgica) la X come generazione di partenza.

Generazione

  1. f. [dal lat. generatio -onis]
  1. […] Nella specie umana, l’insieme degli individui aventi pressappoco la stessa età: la g. presente; le nuove g.; le g. passate; gli uomini della mia g.; talvolta, più genericam., tutti gli uomini, anche di differente età, che vivono nello spazio di tempo di cui si parla: fu una g. fortunata quella che poté vivere in quel lungo periodo di pace e di tranquillità. Con sign. più ampio, la g. umana, la stirpe umana, gli uomini. 

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Se fino a pochi anni fa, prendendo come riferimento i boomer (1945- 1965) e la X (1965- 1980), la Y (1980- 1990) e la Z (tra il 1990 e il 2010) si sentivano le due generazioni più sfigate in assoluto a causa delle incertezze lavorative e della crisi economica, era solo perché non potevano prevedere cosa sarebbe accaduto dal 2012 in poi.

La generazione A, chiamata anche alpha, appena spente le otto candeline ed essersi giusto goduta il famigerato coro del “Tanti auguri”, si è ritrovata chiusa in casa con il mostro della pandemia fuori dalla porta e, come se ne bastasse, Greta Thunberg a manifestare in giro per il mondo.

La fanciulla svedese, con grande generosità, ha infatti deciso di comunicare all’intero genere umano che se le emissioni di CO2 non diminuiranno a velocità supersonica, andremo tutti incontro a imminenti disastri climatici e all’esaurimento delle risorse.

In sintesi: basandosi su dati scientifici ha predetto la fine del mondo con argomenti più convincenti e credibili rispetto a quelli dei Maya.

Insomma, per gli alpha la prospettiva è quella di un futuro pieno di risorse, in tutti i sensi.

Questa è anche la prima generazione che avrà la possibilità di interagire direttamente con i robot, andarci insieme in vacanza e – brividi- forse farci anche l’amore. 

Nello zainetto del pic-nic i panini con la farina di grillo, a cena le fettuccine all’alga spirulina e prima di andare a letto un bel “viaggione” immersi nel metaverso.

Insomma, mica pizza e Netflix come noi.

Se la generazione X ha subito le incertezze della globalizzazione, la crisi economica, il difficile rapporto con la tecnologia, ma ha saputo fronteggiare tutti questi problemi con audacia e un po’ di incoscienza, la Y è partita già con la disillusione in tasca.

Nonostante ciò è stata abile nel destreggiarsi con la realtà virtuale, ha trovato oasi nel digitale ed è diventata più consapevole del proprio potere.

Gli appartenenti a questa generazione, i noti millenials, forse un pochino troppo individualisti ed egocentrici, con l’effetto nostalgia on-off, hanno man mano imparato a credere nel proprio valore personale. E questo è un successo da celebrare, cin cin. 

Arriviamo alla generazione Z, sempre in ordine Zanichelli (per par condicio) e non anticronologico: è quella che si definisce più evoluta – apperò! – impegnata ad abbattere le barriere aprendo varchi alla fluidità di genere, smontando pregiudizi e creando perfino nuove professioni. 

Desidera un mondo più green per globalizzarsi sul serio, vuole essere libera e senza paura – forse solo delle parole di Greta (vedi sopra).

Cosa accomuna queste quattro generazioni?

Tutto e niente, hanno definito gli eventi degli ultimi cinquant’anni e non hanno ancora finito di farlo. 

Sanno convivere in modo pacifico, ma quando abbondano con il pepe creano il fenomeno più sorprendente e rivoluzionario di tutti: lo scontro generazionale. 

Che è un po’ il vero motore del mondo, anche in comunicazione.