Bruciati, scoppiati, esauriti. Questo è il quadro generale dei lavoratori di oggi che, in misura sempre più larga, sperimentano la cosiddetta “sindrome da burnout”. 

BURNOUT

/ˈbəːnaʊt/

Sostantivo

  • Il guasto di un dispositivo o componente elettrico per surriscaldamento.
  • Uno stato di stress cronico lavoro-correlato caratterizzato dalla sensazione di completo esaurimento delle proprie energie fisiche e mentali. 

 

Che non siamo messi benissimo, a livello psicologico, è un dato di fatto. Il boom delle richieste del Bonus Psicologo è stato il primo campanello d’allarme. Possiamo dare la colpa a due anni di pandemia e al lockdown che ci hanno resi più pessimisti, asociali e ansiosi – il Coronavirus ormai come capro espiatorio di tutti i mali. La verità, però, è che per due anni abbiamo sperimentato la lentezza e una dimensione di raccoglimento, del tutto nuove, nell’epoca del multitasking e dello stare sempre sul pezzo. E quando siamo ritornati alla “normalità” (che poi, ha senso ancora parlare di normale?), ovviamente, siamo andati in tilt. 

Ambienti di lavoro tossici, carichi eccessivi, mancanza di riconoscimenti, pressioni costanti, tensioni tra colleghi, uniti a una predisposizione personale al perfezionismo, all’isolamento e una bassa autostima possono scatenare un lento deterioramento fisico e psicologico. In pratica, un automa che esegue le mansioni giornaliere che gli sono state assegnate, senza entusiasmo né interesse. Un lavoratore per inerzia, che inerzialmente arriva a scoppiare. 

Trovare la condizione ideale di lavoro, diciamocelo, è quasi impossibile. Ci saranno sempre colleghi che non ci vanno a genio o emergenze da gestire senza preavviso. L’importante è darsi una priorità, mettendo sempre noi stessi al primo posto. Se notiamo che alcuni sintomi persistono (non riusciamo a dormire la notte o iniziamo a inveire contro il nostro gatto solo perché è saltato su un mobile) fermiamoci, prendiamoci del tempo, torniamo ad ascoltarci. E ascoltandoci capiremo se siamo in grado di gestire la situazione, cambiando approccio, punto di vista, in alcuni casi lavoro, oppure se serve l’aiuto di un professionista. Perché ragazzi, fare terapia fa bene. E in un mondo in cui:

  • il 60% dei lavoratori italiani prova un sentimento di mediocrità e insoddisfazione
  • quasi 6 lavoratori su 10 soffrono o hanno sofferto di Burnout
  • un terzo della popolazione nei paesi industrializzati sperimenta la solitudine e 1 persona su 12 vive la solitudine a un livello problematico
  • secondo le stime dello studio Esemed, ogni anno oltre un milione e mezzo di adulti soffre di un disturbo depressivo
  • oltre il 20% degli adolescenti manifesta problematiche legate all’ansia
  • circa 220 mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni in Italia si dichiarano insoddisfatti della propria vita
  • ogni anno, nel mondo, il 25% delle persone soffre di difficoltà psicologiche

Più che urla dal balcone e dibattiti social, sarebbe utile liberarsi da stigmi culturali e tabù e accettare che siamo semplicemente esseri umani che possono bruciare come i libri a 451 gradi Fahrenheit.